La prevenzione del ritiro sociale nelle linee di indirizzo per le scuole della regione Emilia-Romagna

Nell’incontro si è illustrato il problema e la destinazione di risorse economiche a supporto di azioni concertate che evitino l’abbandono scolastico anche con il coinvolgimento dei genitori. Si è dato ampio spazio alle scuole per attivare strategie di intervento efficaci con la collaborazione attiva degli enti locali e dei servizi.

“Giovani alla ricerca di senso. La collaborazione tra scuola e servizi per la prevenzione del ritiro sociale degli studenti. Presentazione delle Linee di indirizzo regionali” è il titolo del seminario tenuto il  28 settembre 2022 dall’ Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna

EVITARE DI PATOLOGIZZARE

I relatori dell’incontro sono state diverse figure istituzionali: amministratori, psichiatri, psicologi, presidi, docenti, l’osservatorio adolescenti. Si è fatto il punto della situazione rispetto a ciò che accade e alle risorse e ai metodi per farvi fronte. Si è giustamente affermato che si vuole evitare la patologizzazione, perché se è vero che il ritiro sociale in alcuni casi nasce da un disturbo che richiede un intervento neuropsichiatrico, esso spesso riguarda invece ragazzi e ragazze che non hanno una psicopatologia e si può inquadrare come fenomeno sociale, anche se può comunque degenerare in malesseri mentali.

COME INDIVIDUARE I SOGGETTI A RISCHIO PERECOCEMENTE: OSSERVAZIONE DEI COMPORTAMENTI SOCIALI IN CLASSE

Per l’intercettazione precoce dei casi è utile che gli insegnanti conoscano il profilo dei soggetti a rischio. Sono ragazzi che hanno paura del giudizio dei compagni e vivono con un senso di vergogna permanente. La socialità comporta stati di ansia che non necessariamente si traducono in attacchi di panico, mentre spesso essi causano mal di testa, mal di pancia, stanchezza. Il fenomeno può iniziare in seconda o terza media e si aggrava nel biennio delle superiori. Dal punto di vista psicologico sono ragazzi che temono lo sguardo degli altri perché si considerano impresentabili, imbranati e inadeguati. Le situazioni più problematiche sono l’attività motoria  o le interrogazioni, quando si è sotto lo sguardo e il giudizio di tutti. Sono quei ragazzi che stanno in disparte, che sono soli durante la ricreazione e che a volte sono in relazione con uno o due compagni ma aspettano che siano gli altri ad avere l’iniziativa e tengono i contatti solo per essere in pari con le lezioni. Questi studenti evitano il sé sociale che si costruisce a scuola e iniziano con assenze che sembrano strategiche come se non avessero studiato. In realtà evitano di mostrarsi agli altri per ridurre il livello di ansia che li assale.

PREVENZIONE UNIVERSALE

A scuola la prevenzione è quella universale che promuove il benessere e le risorse di ognuna, cioè le competenze sociali, che si attivano nell’educazione civica, nell’educazione alla salute, al benessere, all’empatia, alla cooperazione, all’ascolto attivo ecc. Come si diceva, non essendoci patologie, questi ragazzi e ragazze hanno solo bisogno di essere supportati a scoprire il proprio valore personale e aiutate ad andare a scuola tenendo conto della loro difficoltà. Allora, si è detto, occorre guardarli, creare comunità, infondere passione, stare nel dialogo.ù

MONITORARE LE ASSENZE ANCHE NON CONTINUATIVE: IL MAL DI PANCIA NON È STRATEGICO MA SEGNALE DI MALESSERE

 Lo sportello di ascolto a scuola è utile per gli insegnanti per capire come intervenire subito. Questo vuol dire cogliere immediatamente i segnali di allarme: assenze ripetute non necessariamente continuative, da monitorare attentamente. È necessario allora avvisare il dirigente e informare e convocare i genitori e il ragazzo o la ragazza. Esistono poi i servizi territoriali del comune che possono dare supporto e attuare progetti di intervento educativo. Ad esempio i laboratori dedicati alle e ai giovani tra i 16 e i 19 anni tenuti negli spazi del Centro di Partecipazione Giovanile del Comune di Ferrara Area Giovani, con il tema della relazione, sviluppato attraverso la creazione di opere artistiche e l’utilizzo di svariati strumenti e linguaggi.  È quindi opportuno informarsi di tali opportunità, che sono finanziate dalla regione proprio con questo piano.

EVITARE L’ABBANDONO SCOLASTICO SI PUÒ E SI DEVE

Anche quando il ragazzo è chiuso in casa la scuola può fare qualcosa. Si deve evitare la bocciatura o l’abbandono e proporre alternative. Sarà necessario Identificare un insegnante di riferimento che abbia un buon rapporto con il ragazzo o la ragazza e risulti un interlocutore privilegiato; coinvolgere il dirigente scolastico; informare il consiglio di classe;  attivare uno degli studenti tutor. È stato anche indicato di coinvolgere i compagni di classe, valutando con attenzione tale modalità: il mio pensiero è di fare questo con il consiglio dell’operatore dello sportello di ascolto, perché l’attenzione dei compagni non sempre aiuta in quanto potrebbe risultare un peso.

FAVORIRE LA FREQUENZA ANCHE CON SOLUZIONI CREATIVE

Successivamente, occorre valutare la predisposizione di un piano didattico personalizzato che possa indicare delle strategie didattiche, metodologiche e anche organizzative per sostenere lo studente; valutare la deroga al limite minimo dei giorni di frequenza necessari per la validità dell’anno scolastico; concertare e predisporre eventuali dispositivi che facilitino la frequenza e le verifiche; occorre flessibilità nelle richieste e nelle valutazioni. A volte può essere necessario costruire un progetto che possa eventualmente prevedere un percorso scolastico diverso da quello iniziato. Occorre una grande dose di creatività per consentire di individuare le modalità che siano congeniali a questi ragazzi che non rifiutano lo studio, ma il confronto con gli altri. Uno dei presidi ha riportato il caso di una ragazza a cui è stato assegnato uno studente tutor che in teoria doveva fare i compiti con lei, ma in pratica aveva l’incarico di farla uscire anche solo per prendere un gelato. La ragazza è riuscita a tornare a scuola e a proseguire, anche se cambiando poi per il serale, dove il clima umano è più sopportabile e più accogliente.

SOSTEGNO ALL’ISTRUZIONE DOMICILIARE

Non esiste il  percorso perfetto, ma avere la persona giusta nel posto giusto. Si intende quindi che si può consentire lo studio in didattica digitale integrata o, ancora meglio, con l’istruzione domiciliare. Questo ritengo sia stato uno dei punti più importanti che sono stati trattati. Per questi studenti l’istruzione domiciliare significa studiare da casa ma mantenere i rapporti personalmente con uno o due insegnanti almeno, che, anche se non sono quelli della classe, rappresentano un legame umano caldo e significativo con la scuola, mantengono la consuetudine alla relazione e l’allenamento alla socialità in un modo protetto e  gestibile. Questi ragazzi non sentono necessariamente il bisogno dei compagni, mentre una figura adulta è rassicurante e consente di proseguire l’apprendimento e lo svolgimento delle verifiche. Queste a loro volta andrebbero proposte in con modalità specifiche anch’esse, per evitare l’ansia e il confronto, quindi anche al di fuori della classe, in luoghi o tempi diversi. 

Nella mia esperienza l’istruzione domiciliare viene spesso rifiutata in assenza di ricovero ospedaliero, mentre all’incontro hanno assicurato che faranno tutto il possibile per accogliere le richieste documentate da una clinica medica, in presenza di assenze per più di 30 giorni: ogni caso sarà valutato per sè, ma come ho detto, genitori e insegnanti dovrebbero considerare che l’associazione Hikikomori Italia  lo ritiene il modo migliore per evitare la bocciatura e per favorire le possibilità di studio.

IL DISORIENTAMENTO, LA SOFFERENZA E L’IMPOTENZA DEI GENITORI RICHIEDONO AIUTO

C’è poi il capitolo genitori che, si è detto, sperimentano un vero e proprio “lutto” con il ritiro scolastico dei figli. Occorre quindi sostenerli per  primi,  se il ragazzo non va a scuola. I servizi territoriali offrono questo supporto, ma personalmente non ho avuto modo id sperimentarlo. Ritengo che le scuole debbano urgentemente ottenere informazioni ed essere pronte a dare indicazioni fattive ai genitori, evitando giudicarli responsabili della mancata frequenza che, come si è visto, non dipende dalle loro mancanze. Occorre rassicurarli e informarli perché non forzino lo studente alla presenza quando non ce la fa, e occorre presentare le soluzioni alternative di cui si è parlato prima. Bisogna anche fare capire che se la ragazza non si fa aiutare, è necessario che loro intraprendano un percorso psicologico per comprendere e per modificare le relazioni familiari in modo da favorire un esito positivo.

L’INTERVENTO SANITARIO COME SECONDO LIVELLO

Nelle situazioni più gravi o in presenza di psicopatologie, intervengono i servizi sanitari che vanno allertati per fare le valutazioni del caso sulla severità del ritiro, sulla presenza di possibili fattori di rischio nell’ambiente, su possibili fattori precipitanti come un episodio di bullismo e anche sulle risorse presenti.

IN CONCLUSIONE

Dall’incontro si è ricavata l’assicurazione che esiste l’attenzione e che sono state destinate risorse economiche alla gestione del problema del ritiro sociale.  Alle scuole spetta ora di prendere coscienza della forma che esso assume, di come si manifesta, di come prevenire, di quali siano i segnali di allarme, di come intervenire con  modalità forse inconsuete con cui familiarizzare, e anche di come supportare i genitori che oltre al lutto di cui si è parlato, si trovano straordinariamente disorientati di fronte alle manifestazioni preoccupanti e incomprensibili dei figli.

Qui la registrazione dell’incontro e i relativi documenti

I laboratori per adolescenti a Ferrara

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