Nel primo post dell’anno non posso non dare parola a chi ci insegna la strada della felicità per figli e figlie di cui ci prendiamo cura. Quindi segnalo e allego il collegamento all’incontro 𝗖𝗥𝗘𝗦𝗖𝗘𝗥𝗘 𝗙𝗘𝗟𝗜𝗖𝗜 𝗡𝗢𝗡 𝗩𝗨𝗢𝗟 𝗗𝗜𝗥𝗘 𝗦𝗢𝗥𝗥𝗜𝗗𝗘𝗥𝗘 𝗦𝗘𝗠𝗣𝗥𝗘 con Alberto Pellai del 10 ottobre 2022 .(1)
La felicità è una componente del nostro corredo emozionale e ci serve a rimanere in vita: tutte le sei emozioni fondamentali, tristezza, rabbia, sorpresa, felicità, disgusto e paura, servono alla sopravvivenza. È ciò che ci rende felici che noi ricerchiamo nella vita, a partire dall’abbraccio di chi ci cura da neonati. Il pianto che segue all’allontanamento dell’abbraccio serve a comunicare la tristezza per la perdita dello stato di benessere e come strumento per recuperarlo. Il dolore delle emozioni “negative” ha la funzione importantissima di segnalare ciò da cui dobbiamo stare lontano o di indicare cosa ci manca di importante. La felicità quindi si attiva nei bambini quando qualcuno si prende cura di loro e dà loro attenzione perché nella relazione sperimentano quel benessere che poi ricercheranno quando mancherà.
Questo vuol dire che la consapevolezza delle proprie emozioni è vitale. È vitale consentire a ognuno, a ognuna, di raggiungere la felicità nel suo specifico modo. Una persona non vedente non ha bisogno di vedere per essere felice. I ragazzi, le ragazze che hanno un disagio possono avere problemi a scuola, che può addirittura diventare fonte di sofferenza. Succede come per le malattie fisiche: chi è afflitto da una forte emicrania non è aiutato dalla compagnia degli altri: non perché sia antisociale, solo perché deve prendersi cura della sua specificità. Non c’è bisogno di sorridere sempre per essere felici.
Mi rivolgo agli, alle insegnanti, la cui consapevolezza può beneficiare centinaia di ragazzi, ragazze e genitori. Quando una ragazza, un ragazzo ha il rifiuto della scuola, si può essere tentati di pensare che sia disinteresse o svogliatezza. Nella mia esperienza quasi mai lo è, molto probabilmente è invece un “bisogno di cura”: quel ragazzo, quella ragazza ha bisogno dell’abbraccio metaforico che dà l’attenzione, lo sguardo, il pensiero; ha bisogno della vicinanza, non del rifiuto nè del giudizio di errore; ha bisogno di quell’abbraccio mentale che dice “non so cosa tu abbia, ma percepisco come ti senti; non ti devi preoccupare di null’altro che di avere cura di te; ce la farai; solo tu puoi scoprire la strada per la tua felicità, non ce n’è una uguale per tutti; io ti sto accanto e faccio il tifo per te; non c’è bisogno di andare sempre bene a scuola per valere e per essere felici”. Per questo dicono a noi genitori di non chiedere “come è andata a scuola” ma di chiedere “come stai”: questo è l’importante.
La felicità va insegnata e come fare lo possiamo imparare da questo incontro. Come si sa, a casa e a scuola gli adulti insegnano con l’esempio, quindi dovranno prima di tutto avere loro stessi confidenza con le proprie emozioni, cosa che non sempre è acquisita. Per questo credo che il discorso di Pellai sia particolarmente utile: mentre apprendiamo come fare con i bambini e con gli adolescenti, possiamo chiederci se facciamo lo stesso per noi stessi, se siamo alfabetizzati a gestire le emozioni e a darci felicità.
La felicità si rende possibile con la pratica della speranza, della spiritualità, non necessariamente religiosa, del contatto con la natura, del canto. Con gli abbracci e le coccole per i bambini e le bambine. Per gli e le adolescenti, con lo stare nel gruppo, il fare insieme, con le competenze che permettono aspirazioni elevate, misurate sul proprio desiderio e sulla voglia di scoprire la bellezza.
I dieci segreti per la felicità hanno ispirato la pubblicazione di un libro per bambini che è quindi altamente raccomandato!
Ecco dunque i dieci segreti:
- l’equilibrio tra corpo mente e relazioni, le tre dimensioni del benessere;
- riconoscere quello che si sente dentro, riconoscere i propri stati emotivi, dare a loro valore per poterli gestire ed attraversare, senza cancellare l’esperienza delle emozioni dolorose: occorre che l’adulto entri nella tristezza del bambino e gli faccia sentire che vi si può stare senza bloccare quell’emozione; affrontare anche il lutto allo stesso modo, per non lasciare i bambini soli e angosciati;
- scoprire che si vale: l’autostima non può essere appresa se non nella cura di cui si è oggetto, nello sguardo con cui le persone care rispecchiano la bellezza della presenza di quella bambina, di quell’adolescente all’interno della loro vita;
- coltivare la voglia di imparare;
- il diritto di essere imperfetti, permettersi l’esperienza dell’errore; vivere felicemente anche la sconfitta, perchè crescere vuol dire imparare dai propri errori;
- tutti per uno, uno per tutti: l’importanza di una buona vita socio-relazionale;
- sentirsi capiti e capire gli altri nell’esperienza dell’empatia;
- prendersi cura del proprio corpo;
- immergersi con tutti i sensi nella natura;
- essere esploratori curiosi della vita come fosse un’isola del tesoro dove andare ogni giorno a trovare il proprio.
(1) L’incontro si è tenuto Lunedì 10 ottobre 2022, ore 20.30, nell’ambito del seminario 𝗘𝗗𝗨𝗖𝗛𝗜𝗔𝗠𝗢𝗖𝗜, 𝗖𝗵𝗲 𝗴𝗶𝗼𝗶𝗮 , 10-15 ottobre 2022a Vittorio Veneto (TV) educhiamocivittorioveneto.it .
Durata 1h20’; Pellai inizia al minuto 11’.00”.