Chi non conosce questo fenomeno rimarrà sconcertato riscontrando, nei consigli degli esperti, che non andare a scuola ai ragazzi e ragazze hikikomori può far bene, come a loro fa bene utilizzare la rete per socializzare, persino attraverso i videogiochi. É invece molto dannoso spingerli ad uscire, ad incontrare persone e mandarli a scuola con la forza.
Gli hikikomori sono i ragazzi e le ragazze che gradualmente scompaiono dalla scuola, perché non escono più di casa, che smettono di vedere perfino gli amici a loro più cari e che, se non si agisce in modo opportuno, rischiano di chiudersi nella propria stanza e di non avere più rapporti neanche con i propri familiari. Nel documentario “Afraid of failing” ( Italia, 38 min), diretto da Davide Tosco, ragazzi e ragazze raccontano il loro isolamento volontario, il loro intento di lenire la sofferenza sottraendosi agli occhi del mondo e il percorso di risalita. Gli esperti che spiegano come si manifesta e come si affronta questo disagio sono Marco Crepaldi, fondatore e presidente dell’associazione “Hikikomori Italia”, Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano, la dottoressa Elena Rainò dell’ospedale Regina Margherita.
Ci si stupirà di scoprire che la causa non è la dipendenza dalla rete e che, al contrario, la rete è una risorsa per guarire. Si apprenderà come siano controproducenti le pressioni per uscire e persino per andare a scuola, la proibizione dei videogiochi e tutte le imposizioni in genere. È necessario considerare che si manifesta un vero e proprio malessere, paragonabile a una malattia, come la febbre, che impedisce di continuare le attività abituali. È necessario quindi, non solo consigliabile, darsi cura, prendersi il tempo e sospendere il resto, senza timore di perdere occasioni. È altresì necessario che i genitori e gli educatori rassicurino che ci saranno altri momenti e altre strade che potranno essere percorse quando si sarà ricostituito il proprio equilibrio e si saranno individuate le modalità più consone alla propria individualità.
Consiglio la visione del documentario anche e specialmente agli e alle insegnanti, che non possono sicuramente indovinare da sé come agire nei confronti di queste ragazze e di questi ragazzi che registrano un numero di assenze dalle lezioni sempre più elevato e che rischiano quindi di essere respinti anche se l’assenza, per loro, non è una scelta ma una necessità. Dopo aver conosciuto il fenomeno, i suoi risvolti, i percorsi di cura, penso che si comprenderà il rammarico della madre di un hikikomori per una scuola che più che aiutare ha boicottato. Nessuno ha insegnato ai docenti quello che un genitore impara della sofferenza così tormentata di un figlio o di una figlia. Quando certi drammi accadono, nessuno è all’altezza, l’umiltà è la carta migliore da giocare, ma anche la fiducia negli altri è importante.
Sento spesso criticare i genitori per le pressioni che esercitano in difesa dei figli e molte volte questi figli davvero non meritano tali difese. Comunque io faccio la stessa valutazione che fanno i giudici: meglio un colpevole fuori che un innocente dentro. Quindi tuteliamoci dai genitori invadenti che sicuramente non giovano all’educazione dei figli, ma non rischiamo di abbandonare i ragazzi e le ragazze che hanno bisogno di aiuto. Dare riconoscimento alla sofferenza, evitare lo stigma, è già un grande aiuto. Il maggior problema di chi soffre è sentirsi biasimato per la sofferenza stessa, non visto o sottovalutato. La scuola a volte lo fa, per inconsapevolezza e a volte per diffidenza. Occorre fiducia nella collaborazione con altre professionalità, quali psicologi, psichiatri, educatori, che senz’altro non conoscono il lavoro degli insegnanti e le sue difficoltà, ma che, da un diverso punto di vista, possono dare indicazioni preziose e indispensabili, spesso inaspettate, perché “controintuitive”.
Il problema di questa sofferenza è che per essere curata necessita di quello che per il senso comune è più dannoso per la salute fisica, mentale e sociale dei giovani. I genitori stessi attuano strategie controproducenti quando ancora non sono aiutati e guidati da esperti e specialisti. Si tende ad attribuire alla dipendenza dalla rete la causa dell’isolamento e a proibirne l’uso. Gli esperti ci insegnano che invece la rete è una palestra di vita e un ambiente di socializzazione in cui questi ragazzi si rafforzano per poi poter uscire dall’isolamento con la capacità di gestire le relazioni reali. Un altro aspetto che sorprende è rendersi conto che è necessario lasciare la scuola, almeno nella forma delle lezioni all’interno della classe. Perché possano tornare a vivere e continuare la loro formazione, necessitano di modalità alternative di relazione e frequenza scolastica, al di fuori del contesto di gruppo.
Non è per niente facile: tanti genitori di figli che hanno problemi, ma non tutti, riescono a capovolgere la percezione solo mossi dal loro grande amore. E’ quindi comprensibile che sia un’impresa ardua per gli e le insegnanti, che però sicuramente non vorranno mancare di avvicinarsi a comprendere queste situazioni purtroppo sempre più comuni.
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Il documentario “Afraid of failing” ( Italia, 38 min), diretto da Davide Tosco, è andato in onda il 25 agosto 2022 su Rai3. E’ dedicato al fenomeno dell’hikikomori, la pratica del ritiro sociale, sempre più frequente anche tra gli adolescenti del nostro paese.
Sito dell’Associazione Hikikomori Italia: non è molto aggiornato, rimasto come congelato all’epoca del COVID. I video di Marco Crepaldi, però, sul suo canale You Tube, i consigli, le “buone prassi” sono preziose indicazioni per chi si trova a fronteggiare il problema. Ci ne sono di specifici per la scuola perché riguardano le modalità per andare incontro a questi ragazzi e ragazze e per comprendere e gestire le richieste dei genitori. Qui un’utile sintesi di come riconoscere e gestire il fenomeno.
L’ Associazione “Hikikomori Italia Genitori”, oltre al sito, dispone anche di un gruppo Facebook di supporto. Il gruppo è riservato a chi è familiare di una persona in situazione di reclusione sociale e richiede quindi l’iscrizione. L’associazione organizza anche gruppi di Auto Mutuo Aiuto nelle varie realtà cittadine, collabora con enti locali, organizza corsi di aggiornamento e dà consigli sulla gestione dei problemi scolastici.
Matteo Lancini ha pubblicato una serie vasta di libri. Consiglio “L’età tradita” (2021), un pamphlet oltre i luoghi comuni, in difesa dei ragazzi e delle ragazze, vittime della fragilità degli adulti e “Il ritiro sociale negli adolescenti” (2019) una raccolta di studi scientifici sull’argomento con anche indicazioni operative per la scuola. Matteo Lancini tiene incontri con genitori e insegnanti sul tema del ritiro sociale: qui la registrazione di un incontro, secondo me indispensabile agli educatori, oltre il tema specifico.