Quello che ho dichiarato nell’articolo manifesto di questo blog, “Vietato rimproverare”, trova conferma in questa presentazione della neuroscienziata Daniela Lucangeli che si è rivolta ad altre discipline, la biologia molecolare e la fisica delle particelle, per spiegare cosa accade nel nostro cervello quando apprendiamo, quando abbiamo difficoltà, quando siamo confortati e quando siamo giudicati.
È scientificamente misurato che un incoraggiamento modifica i circuiti neuronali più di 89 rimproveri. Se volete che i vostri studenti e studentesse apprendano al massimo guardateli negli occhi, mandate loro un sorriso, fate in modo che ridano, alleatevi con loro contro l’errore, non assumete un atteggiamento giudicante, poichè il senso di colpa paralizza. Sono le emozioni i vettori dell’apprendimento: ciò che dà gioia, piacere viene ricercato continuamente e trattenuto. Occorre stimolare le emozioni di gioia, felicità, allegria, che richiamano il cervello a ripetere quell’esperienza . Il cervello è per natura una macchina per imparare, distinguendo quello che ci fa bene da quello che ci fa male: quando riceve segnali di paura la reazione è la fuga, quindi l’allontanamento anziché l’avvicinamento a conoscere. È necessario rovesciare il trend, su cui hanno lanciato l’allarme gli psicologi, che vede ansia e depressione sempre più diffuse tra i e le giovani.
Lucangeli spiega anche quanto il sovraccarico di lavoro individuale sia dannoso: sono utili i compiti per rinforzare ciò che è stato insegnato a scuola, non quelli che chiedono di apprendere da sé, perché ciò risucchia energie che andrebbero utilizzate per l’elaborazione creativa degli apprendimenti. Solo gli apprendimenti rilevati nell’interazione sociale e rielaborati fra sé e sé in modo unico e personale per essere poi ricondivisi rimangono, mentre l’accumulo delle nozioni nel meccanismo di assimilazione e ripetizione porta alla loro perdita perché il cervello deve eliminare il sovrappiù per fare spazio e ordine.
In conclusione, dice Lucangeli, è inutile applicare le tecniche didattiche più innovative se non si presta attenzione all’aspetto emotivo della relazione educativa: senza la cura del benessere nessun apprendimento è possibile.
In questo articolo, Ce lo chiede la scienza, Alessandro D’Avenia riporta il discorso di Lucangeli, da par suo.
Semplice, lineare, chiarissimo e d’effetto, direi.
Grazie per aver letto e commentato!