La scuola può essere difficile anche per chi è plusdotato.

Anche i bambini e gli adolescenti plusdotati possono avere difficoltà a scuola. Nel mio blog dedicato a chi fa fatica a scuola il tema può sembrare fuori luogo. Invece la mamma di un ragazzo che frequenta il primo anno di liceo mi ha segnalato che anche questa condizione che può creare momenti di disagio, di incertezza, di sconforto. Avvicinandomi alla questione si è confermata la perfetta coerenza con gli argomenti del blog e quindi anche con i suggerimenti che ho pensato di riportavi dalla mia esperienza. Se infatti, da un lato, tutto questo è una nuova sfida con cui ci si deve confrontare dal punto di vista dell’invenzione di diversi percorsi e contenuti disciplinari, dall’altro gli atteggiamenti di accoglienza, ascolto, sostegno, e gli accorgimenti didattici sono gli stessi che sostanziano abitualmente la professione dell’insegnante.

Il problema più evidente è che possono annoiarsi in un modo incomprensibile agli adulti se questi non immaginano come si sentirebbero se dovessero fare dei calcoli elementari, tipo due più due, per ore e ore: questo è quello che provano quando  seguono il lavoro della classe e l’insegnante non assegna loro qualcosa di differenziato e adatto al loro livello. La noia li può portare a reazioni che li può far apparire capricciosi, irascibili, distratti o iperattivi. A volte i loro comportamenti vengono confusi con dei disturbi quali il Disturbo da Deficit d’Attenzione o il Disturbo Oppositivo Provocatorio o altri. . Altro problema è che ne possono sapere di più dell’insegnante, che può sentirsi in difficoltà per questo. Questi bambini e ragazzi possono rifiutare la loro particolarità e cercare di risultare come gli altri, perdendo la propria spontaneità. Oppure possono essere visti come bizzarri e anche divenire oggetto di bullismo. Possono manifestare asincronia dello sviluppo. Possono essere molto dotati in un ambito disciplinare, ma non esserlo in un altro. Alcuni autori rilevano che tra i plusdotati ci possono essere maggiori problemi di regolazione socio-emotiva e un maggiore rischio di problemi relazionali Al contrario, altri sostengono che il maggior talento permetta loro una migliore capacità di adattamento.
La loro intensa sensibilità può condurli verso una sperimentazione più profonda delle situazioni di vita, con conseguente difficoltà nel mantenere il distacco emotivo dal contesto. Il perfezionismo e le aspettative troppo elevate, che hanno nei confronti di se stessi e degli altri, possono creare frustrazione, depressione, ansia e non è raro che ciò abbia l’esito dell’abbandono scolastico. Questi sono i motivi per cui vale la pena dedicarsi a conoscere le necessità educative di questo tipo di studenti.

Per evitare i vissuti di disagio di cui abbiamo detto sopra, questi ragazzi e ragazze hanno necessità di ricevere stimoli sufficientemente complessi in relazione al loro livello di conoscenza, alle loro potenzialità cognitive al fine di mobilitare il loro interesse e le loro risorse.
Hanno bisogno di comprendere qui sono le loro caratteristiche, “come funzionano”, quali sono i loro limiti e i limiti della realtà intorno, per comprendere la propria particolarità e gestirla efficacemente.
È fondamentale motivarli in modo adeguato e fornire loro informazioni chiare sulle modalità e sugli obiettivi di ogni attività o compito, perché spesso non fanno le cose semplicemente perché qualcuno glielo chiede, ma hanno bisogno di capirne il senso e l’utilità.

Molto importanti sono le competenze emotive che consentono di gestire le frustrazioni, controllare le emozioni, andare d’accordo con altre persone. Come per tutti i bambini e ragazzi, è importante che genitori e insegnanti si concentrino sugli aspetti positivi del comportamento e che concedano il giusto tempo libero per esprimere appieno la loro creatività. Il bambino plusdotato può avere, come abbiamo detto, delle caratteristiche che sembrano in contraddizione con il suo alto potenziale: può avere difficoltà con la scuola e con gli insegnanti, essere sognatore e poco concreto, molto disordinato, lento, sempre in ritardo. Un bambino plusdotato può sembrare iperattivo anche se si distingue perché l’iperattivo perde la concentrazione e non acquisisce le informazioni, mentre il plusdotato apprende anche se sembra distratto. Questi bambini sono dotati di una elevata intensità emotiva e di una sensibilità estrema, aspetti che li portano talvolta ad avere reazioni apparentemente esagerate, tipiche di bambini con un’età cronologica inferiore. Deve essere quindi aiutato a riequilibrare le diverse aree di sviluppo e a promuovere le capacità di autoregolazione.

Anche per loro, come per chiunque, funziona ciò che che ho introdotto nell’articolo iniziale e che espone il programma del blog, “Vietato Rimproverare”: osservare, ascoltare, mai sottovalutare, mai minimizzare le difficoltà, dare limiti, supportare, aiutare a conoscere se stessi e le proprie potenzialità e ad autorealizzarsi per quello che si è. Anche loro possono trovarsi in seria difficoltà, ad esempio per timore di rivelarsi agli insegnanti, nella consapevolezza di poter essere scambiati per vanitosi. Possono trovarsi nella stessa situazione dei ragazzi con DSA, che nella scuola secondaria di secondo grado non vogliono la mediazione dei genitori e vogliono provare da soli con le loro forze, senza piano personalizzato. Occorre allora creare un clima di fiducia, lasciate fare prove ed errori, sdrammatizzare quando necessario, ma senza sminuire le difficoltà e le necessità.

Il Miur ha emanato delle linee guida nazionali sulla plusdotazione inserendola all’interno dei BES, i bisogni educativi speciali, ma gli e le insegnanti non hanno obbligo di formarsi sul tema. In rete ci sono molti materiali, ad esempio la regione Veneto ha le sue linee guida ed ha anche pubblicato un intero manuale, scaricabile. Si possono trovare anche modelli di PDP, piani di lavoro personalizzati, che possono aiutare a individuare il profilo degli studenti “gifted” e le pratiche più adatte per l’inclusione e le attività da proporre.

Una scoperta per me interessante, nel corso della mia ricerca sull’argomento, è stata che la sperimentazione della didattica senza voti del Liceo Morgagni di Roma consente un più facile percorso scolastico agli allievi plusdotati, che vi trovano anche sezioni speciali con numero di studenti ridotto, compiti in classe in gruppo, suddivisi per livello. Non utilizzare il voto numerico  è raccomandato anche per altri tipi di difficoltà, che poi vuol dire per tutti. Ritengo che questo confermi che le pratiche didattiche positive siano le stesse per qualunque alunno o alunna, dalla più fragile al più dotato.

Alcune delle tecniche didattiche suggerite per questi studenti e studentesse sono il learning menu, il seminario socratico, le classi aperte,  la compattazione che significa condensare ciò che si vuole che gli alunni apprendano in periodi più brevi. le attività di estensione, le attività sfidanti, il talent portfolio, che consente e monitorare, registrare e rendere consapevole il percorso che si sta facendo, l’insegnamento capovolto, l’utilizzo di tecnologie, gli approfondimenti individuali, l’ arricchimento, i progetti interdisciplinari, i gruppi di potenziamento, l’utilizzo di strategie metacognitive, la guida alla studio, il contratto di apprendimento, il cooperative learning, che però non sempre è adeguato agli studenti ad alto potenziale,  l’accelerazione in una singola materia, con la possibilità di ricevere un’istruzione superiore partecipando per alcune ore alla settimana alle lezioni delle classi più avanzate. È  consentito l’anticipo di un anno del percorso scolastico e di sostenere l’esame di stato il quarto anno della scuola secondaria di secondo grado. Bisogna comunque avere l’accortezza curare in modo adeguato lo studio nelle materie dove lo studente o la studentessa non ha un profitto eccezionale.

In ogni caso questi ragazzi e ragazze hanno particolare bisogno di supporto perché i percorsi di studio e di vita che possono scegliere sono inusuali, impegnativi e anche anticipati, a volte, rispetto alla maturazione sociale ed emotiva. Le scelte si presentano quindi ricche di incognite e di possibili rischi da valutare attentamente per non incidere negativamente sulla loro serenità.

 

 

Questo articolo di La Repubblica riporta la assenza di vera attenzione al tema nella scuola italiana e come esso sia affidato al volontarismo della singola insegnante.

Le LINEE GUIDA PER GIFTED CHILDREN,  allegato alla Dgr n. 665 del 28 aprile 2015 pag. 1/42  è scaricabile in PDF

Il MANUALE OPERATIVO INTERVENTI E STRATEGIE PER L’ALTO POTENZIALE COGNITIVO della Regione Veneto è scaricabile online

Un esempio di di PDP per plusdotazione di un istituto comprensivo

Immagine di rawpixel.com su Freepik

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2 thoughts on “La scuola può essere difficile anche per chi è plusdotato.

  1. Riconosco molte cose di mio figlio Francesco in questo articolo.
    Di recente mi ha raccontato che gli capita (più volte) di correggere la prof di matematica (va alla cattedra e le parla), in quanto i procedimenti e le soluzioni trovate da lui sono più giuste. Poi si distrae e parla col compagno e quindi viene (giustamente dal punto di vista della prof) ripreso.
    Martedì scorso mi ha detto : “La prof mi odia”, proprio perché lo aveva sgridato.
    Poi giovedì invece mi ha detto che ha preso dieci in fisica (stessa prof). Gli ho fatto notare che allora la prof non lo odia. Ma lui ha replicato che non poteva fare diversamente, dato che era una verifica scritta.
    Abbiamo parlato dell’opportunità di correggere la prof.
    “Perché la correggi, se sai che la tua soluzione è giusta? Perché devi dirglielo?”
    Lui risponde: “Perché mi dà fastidio che lei abbia una soluzione meno corretta e poi voglio conferma della mia”.
    Allora gli ho fatto notare che, se la cosa è già accaduta più volte, potrebbe metterla in imbarazzo essere corretta da uno studente. Gli ho suggerito di andare da lei e dirle: “prof, io ho trovato un’altra soluzione. Può dirmi se anche la mia è corretta?”
    Gli ho spiegato che sono strategie relazionali che è importante imparare per non mettere in difficoltà le persone.
    Lui ascoltava.
    Spero che lo faccia.

    C’è in Francesco la ricerca dell’ammirazione da parte dei suoi prof. È comunque un adolescente che vuole farsi notare, come qualsiasi teen-ager. E c’è la ricerca della soluzione intellettualmente onesta. Ma non sa ancora gestire la relazione bene. Lo vedo da questi episodi.
    Di recente mi ha anche chiesto cosa succede se prende un’insufficienza. Io e suo papà gli abbiamo detto che non succede assolutamente nulla.
    Io:”Perché vuoi prendere un’insufficienza?”
    F:”Per vedere com’è”
    Io:”In quale materia?”
    F:”Ancora non lo so”
    Io:”Ok, allora scegli la materia dove vuoi provare a prendere un’insufficienza”.
    F:”No, ci ho ripensato”.
    “E se mi faccio bocciare?”
    Io:”Dai, non è credibile, perché dovresti farti bocciare?”
    F:”Così”
    Io:”Se ti fai bocciare non sono contenta, ma ti voglio bene lo stesso”.
    Non ha aggiunto altro.
    Mi anche chiesto di nuovo come saltare un anno.

    Come scrivi tu, le difficoltà dovute alla noia per i compiti/livello troppo facili sono solo in alcune materie (matematica, fisica, scienze, informatica, un po’ inglese), mentre di altre materie dice che non si annoia e quindi gli piacciono (italiano, storia, arte e disegno – guarda caso quelle dove è meno “avanzato”, pur prendendo voti sempre oltre il 9).
    La preoccupazione di Francesco poi è di essere interrogato e non potersi preparare bene.
    F:”Ma se mercoledì la prof di scienze mi chiama? Ha detto che interroga prima gli insufficienti e chi vuole alzare il voto”
    Io:”Tu che voto hai?”
    F:”10″
    Io:”E allora come fai ad alzarlo? Vedrai che non ti chiama.”
    F:”Ma se quelli insuff e quelli che hanno voti che si possono alzare non si offrono, poi lei estrae a caso e potrei uscire io”
    Io:”No, vedrai che non chiama te comunque”.
    Queste sono insicurezze che a un esterno sembrano ridicole (ha 10!), ma per lui sono problemi importanti.
    Lui vuole essere perfetto, sempre.
    Ed è perfettamente consapevole che la sua volontà di perfezione lo porta ad avere ansia da prestazione.
    È consapevole di sé in modo singolare per un ragazzino di 14 anni.
    Ma resta anche un adolescente insicuro che cerca l’approvazione delle figure di riferimento (genitori, prof e amici).
    Sarebbe stupendo se potesse partecipare a lezioni di classi più avanzate nelle materie dove si annoia di più, ma si tratterebbe di fargli un’organizzazione oraria personalizzata – mi rendo conto che questo potrebbe essere ingestibile in una scuola.
    Un’altra soluzione è fare due anni in uno, come lui ogni tanto chiede, ma sarà la scelta giusta?

    1. Grazie per questo generoso resoconto che arricchisce le informazioni dell’articolo con un riscontro di vita reale. È prezioso anche perché ci aiuta a renderci conto tangibilmente di cosa voglia dire “unicità” e di quanto bisogno ci sia di personalizzare
      l’insegnamento, cosa che comunque ci è richiesta istituzionalmente. Le tue perplessità rispetto alla possibilità della scuola di modificare i percorsi e le strategie per un solo ragazzo sono comprensibili come è comprensibile il disorientamento degli insegnanti. Credo però che con un passo alla volta si possa ottenere molto: intanto riconoscere il problema o, meglio, la necessità e accoglierla secondo e già un sollievo. Poi riflettere su cosa sia fattibile da subito senza modificare niente, dopo avere fatto un un minimo di ricerca di esperienze già in corso, non credo sia una fatica eccessiva. Credo proprio che il lavoro più grande sia quello del riconoscimento, perché richiede la disponibilità ad accettare il rovesciamento delle proprie percezioni abituali.

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