Sta per iniziare la scuola: occorre aprire prospettive, lasciare che nascano fiori

Inizia l’anno scolastico con le relative speranze, promesse, difficoltà. L’atteggiamento più proficuo degli educatori è quello della valorizzazione e della flessibilità. Sono necessari l’assenza di aspettative, la certezza che quello che uno studente o una studentessa  fa è il meglio che  può fare, un ascolto assiduo che consenta la scoperta delle caratteristiche personali e dei desideri, la creazione di prospettive uniche e personali.

 

In questo bellissimo post, Francesca Solmi  dà preziose indicazioni ai genitori per aiutare i bambini ad affrontare l’inizio dell’anno scolastico con serenità e positività:

 

Pensiero della sera: cambiamenti di ritmo settembrini .
Le Life Skills

Per un bambino il cambiamento produce sempre uno stato di tensione emotiva. Ma i piccoli cambiamenti se vissuti in un clima sereno, attivano le life skill. Queste benedette life skill , sono, come afferma l’OMS,(Organizzazione Mondiale della Sanità),le competenze che portano a comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo capace (enable) di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni. Dunque :
Alleniamo i bambini e le bambine ad

Adattarsi ai cambiamenti,
Ad essere positivi
Autonomi
Coraggiosi
A non avere paura di sbagliare
Ad esprimere le loro emozioni
Ad avere desideri e passioni

Ogni uomo, in definitiva, decide di sé. E, in ultima analisi, l’educazione deve essere educazione a saper decidere. Viktor Frankl

 

I consigli valgono esattamente anche per i più grandi. Per loro, però, i problemi possono essere già parecchio radicati. Nel gruppo dei genitori di ragazzi e ragazze in situazione di ritiro sociale si susseguono le riflessioni, le richieste di consigli, le osservazioni angosciate, le previsioni. Sono tutti in fibrillazione. Sanno che non è per niente certo che il figlio, che ha fatto comprare i libri, poi a scuola ci andrà. E’ un momento difficilissimo: la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze, sono contenti di tornare a scuola, soprattutto per rivedere gli amici e le amiche, ma anche per vivere nuove avventure di apprendimento e di relazione con professori e professoresse. I ragazzi e le ragazze hikikomori, invece, soffrono di feroce ansia sociale, si sentono minacciati nella loro percepita inadeguatezza e magari pensano di andare a scuola, ma poi rinunciano all’ultimo minuto.

 

I compagni potrebbero essere di un anno più piccoli, perchè il nostro hikikomori l’anno prima non è riuscito ad andare alle lezioni e si è dovuto ritirare, avendo superato il limite delle assenze e non avendo voluto o potuto usufruire delle misure specifiche per chi ha un disagio. Non ha sentito di meritarlo, l’aiuto della scuola, oppure ha pensato che, se non ce la fa da solo,  non vale niente.  Magari riesce ad andare a scuola, e trova l’insegnante che davanti a tutti chiede  perchè è stato bocciato e lo giudica, davanti a tutti. Così dopo il secondo giorno di scuola non va più e perde il secondo anno.

 

Che dire: può essere che quest’anno gli insegnanti abbiano presente che nessun ragazzo desidera chiudersi in casa e rimanere a letto tutta la giornata e rinunciare a vedere qualunque amico, a vedere il sole? Qualunque genitore farebbe qualunque cosa perchè questo non succeda. Quando una ragazza non ce la fa ad andare fisicamente a scuola, è perchè entra in ansia o addirittura nel panico, al pensiero di doversi confrontare con gli altri e le altre. A queste studentesse e studenti gioverebbe studiare a casa, fare le verifiche fuori dal contesto della classe. Non sono ragazzi viziati, sono ragazzi troppo consapevoli, perfezionisti e che rifiutano i contesti competitivi. Quando non riescono a frequentare la scuola, stare in disparte, a loro, serve per capire chi sono e cosa vogliono, per costruirsi la loro struttura, e comunque sanno apprezzare i loro insegnati che sono stati veri maestri.

 

I genitori quando questo succede si arrabbiano, fanno di tutto perchè i figli vadano a scuola così si spezza la relazione, si creano rancori e litigi. I genitori si spaventano perchè pensano che senza la scuola non ci sia inserimento sociale, non ci sia futuro e cominciano previsioni tetre. Il problema è che quello della fobia scolare o dell’ansia sociale è un vero malessere. Nessuno spingerebbe un figlio ad andare a scuola se fosse malato.  E anche a questi ragazzi e a queste ragazze serve curarsi e non pensare alla scuola. Ai genitori è richiesto di mantenere la calma, la serenità, come quando una malattia richiede il riposo, la tranquillità e l’ottimismo per la guarigione.

 

Cosa fare? Azzerare le aspettative e stare certi che niente può rimanere immobile. Non fare pressione, lasciare spazio e tempo per sperimentare situazioni ed emozioni. Essere sempre certi che il ragazzo, la ragazza sta facendo la cosa migliore che può fare. Essere sempre disponibili a sostenere, a recuperare, a condividere, ad ascoltare, senza consigliare e senza aiutare se non richiesti. Occorre serenità, rispetto, valorizzazione delle risorse personali, anche se minime, la rassicurazione che esistono modi diversi di avere valore, di raggiungere gli obiettivi, tempi diversi, obiettivi diversi. Questo consente una relazione positiva che, intanto che struttura la personalità, crea anche quella fiducia nell’altro che manca e crea l’autostima che è sempre a meno di zero.

 

Quindi per gli e le insegnanti è importante comprendere, non giudicare, essere aperti ad accogliere percorsi individualizzati. Per i genitori non temere la non conformità, anzi darle valore, essere aperti all’inaspettato, sia positivo che negativo, da accogliere con ottimismo, con la certezza che dai diamanti non nasce niente, i fiori nascono da altro. Comunque tutto questo fa bene anche ai campioni.

 

Foto di RODNAE Productions: https://www.pexels.com/it-it/foto/smartphone-amici-scuola-alla-ricerca-8500620/

0 Condivisioni

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *